La Chiesa ortodossa fa’ proselitismo?

Percorrendo le vie delle nostre città non è raro imbattersi nelle caratteristiche figure dei predicatori protestanti. Queste persone sono normalmente abbastanza giovani e si assomigliano tutte: camminano in gruppetti di due o tre, sono vestite classicamente, hanno un approccio molto cortese con il loro prossimo...

Quando parliamo di proselitismo la prima immagine che ricorre alla nostra mente è quella di tali predicatori itineranti, quando addirittura non emerge quella dei testimoni di Geova, assai popolari per la loro irriducibile insistenza...

Gli italiani più anziani abituati alla pratica cristiano-cattolica ricordano la romantica figura del missionario. Talora nelle giornate che la Chiesa Cattolica dedica alle missioni, alcuni missionari di vari istituti religiosi si recano nelle parrocchie in cerca di sostegno finanziario. Essi descrivono attività evangelizzatrici in paesi lontani, in luoghi che impongono non lievi sacrifici...

E la Chiesa ortodossa? Ha delle missioni? Fa’ del proselitismo? Se per missione intendiamo una realtà aggressiva che punta a far proselitismo dobbiamo proprio dire di no. Nessun cristiano ortodosso che abbia conosciuto bene l’Ortodossia fa’ dei proseliti o cerca delle persone da convertire a forza, convincendole con spiegazioni razionali. Tutto ciò non è in contraddizione con la stabile convinzione con la quale l’Ortodossia confessa la sua originale identità cristiana. Quest’atteggiamento può parere strano solo a una certa mentalità cristiana occidentale secondo la quale il cristianesimo è qualcosa da capire, da illustrare logicamente, per poi essere creduto. Un buon evangelizzatore protestante o cattolico è prima di tutto un buon conoscitore della Bibbia, un buon omileta e un buon apologeta. In tal senso egli deve “saper convincere” l’uditorio e quindi è necessario che abbia sviluppato una buona arte dialettica. A tutto questo, un tempo si aggiungeva una buona dose di “terrorismo spirituale”, ossia una costrizione psicologica con la quale il predicatore obbligava gli uomini a credere e a praticare la fede sotto pena di castighi eterni nel caso in cui non lo avessero fatto. Quest’ultimo vezzo non è del tutto scomparso e si riscontra qua e là, soprattutto nelle ristrette cerchie di alcuni movimenti ecclesiali cattolici...

Il cristiano ortodosso maturo non ha nemmeno la tentazione di fare tutto ciò perché sà che chi giudica e chi interviene nella vita del fratello, credente o meno, è Dio, non lui. Sapere questo è molto importante, soprattutto nei rapporti interecclesiali e in ambito ecumenico. L’ortodosso è convinto che lo Spirito Santo agisce e anima la sua Chiesa anche perché può averlo visto in termini molto concreti. Eppure egli non giudica superficialmente e sommariamente nessuno perché l’uomo non può porsi al posto di Dio. L’Ortodosso è testimone dell’azione di Dio nella storia. Dal momento che Dio non è un principio astratto ma è una realtà vivente, Egli muove ciascun uomo in cerca delle realtà vere ed alte, in cerca di Sè. Ne consegue che la ricerca della verità, prima d’essere un’attività intellettuale e speculativa, è un’eminente attività vitale, è la ricerca molto spesso inconscia dell’unica Realtà che dà vita a tutto. Molte persone che si convertono alla verità cristiana sentono d’averla cercata in cuor loro ancor prima d’averlo compreso. Questo principio è fondamentale ed è ben chiaro all’Ortodossia. Ne consegue che nessuno spinge le persone alla Chiesa perché è Dio stesso che le invita in quella direzione, nessuno deve rispondere a domande che non vengono poste o porre discorsi che in un certo livello esistenziale non verrebbero capiti. L’eventuale evangelizzazione deve rispettare la crescita e il livello di ognuno! Non appartiene all’Ortodossia la minaccia di castighi, l’apologia non richiesta della verità, la pubblicità delle proprie virtù e della propria filantropia. L’“attività missionaria” che l’Ortodossia compie, avviene principalmente quando il missionario, chierico o laico che sia, si purifica dai propri peccati, prega assiduamente e cerca di vivere il vangelo. In tal senso ogni cristiano è missionario! Se esiste qualcun’altro che, vedendo ciò, chiede la ragione di questo stile di vita, allora può instaurarsi un dialogo nel quale l’ortodosso illustra con discrezione i motivi per i quali agisce.

Probabilmente questo tipo di evangelizzazione è molto distante da quella occidentale di tipo cattolico o protestante e, perciò, sembra poter mietere molti meno frutti. È anche per questo che l’Occidente non la considera, come tende a sottovalutare il significato della conversione del cuore come presupposto indispensabile per fare teologia e opera pastorale. Tuttavia ciò che è certo è che nello stile ortodosso rimane un ampio spazio per sentire e riconoscere l’azione di Dio nel rispetto e nella libertà reciproca. Un cristianesimo costruito con criteri ortodossi, che aderiscono alla discrezionalità patristica, si edifica in molto più tempo ma non si scalfisce né salta via come se fosse un superficiale strato di vernice. Un cristianesimo di questo tipo ha la possibilità di conservare tutto il suo patrimonio mistico e spirituale laddove un eccessivo attivismo e apre involontariamente le porte all’accoglimento di criteri secolaristici, e di criteri che, o prima o poi, annullano la cristianità cloroformizzandola, svuotandola di senso e di valore.

Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/proselitismo.htm

 

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