IVIRON
Monastero
a statuto idiorritmico fondato nel 979. È dedicato
alla Dormizione (Assunzione) di Maria (15 agosto). Il
nome significa “degli iberi”, cioè dei
georgiani i quali fondarono il monastero e lo tennero per
qualche secolo. Attualmente i monaci sono tutti greci. La
biblioteca è tra le più ricche dell’Athos, la più
ricca in libri stampati dopo quella della Grande Lavra.
Possiede 1381 manoscritti, di cui settanta su pergamena.
Da Iviron dipende la skiti dedicata a san Giovanni
Battista (Pròdromos), distinta dall’omonima
dipendente dalla Grande Lavra. Quasi sulla riva del mare,
forma un vasto quadrilatero di edifici, addossati alle
mura e disposti attorno al cortile centrale, dove sorge
il katholikòn, con le altre consuete costruzioni.
La storia della sua origine è connessa con le vicende
politiche intervenute alla morte di Giovanni I Zimisce
(976). Teofano, la vedova di Niceforo II Foca, aveva
sposato in prime nozze Romano II (959-963) da cui aveva
avuto due figli, per la cui tenera età Niceforo II Foca
e poi Giovanni I Zimisce (che era cognato di Romano II)
si erano autorizzati a occupare il trono, senza voler
sopprimere il diritto dei due bambini. Dopo tredici anni
i bambini erano cresciuti e vennero riconosciuti
imperatori: erano Basilio II (976-1025) e Costantino VIII
(976-1028). A questo punto un pretendente al trono, Barda
Scleros, mosse guerra ai giovanissimi imperatori. Intanto
all’Athos già da un anno tra i discepoli di sant’Atanasio si trovavano due georgiani di nobile
famiglia, Giovanni e suo figlio Eutimio, che era stato in
ostaggio alla corte di Costantinopoli. Dopo aver
praticato la vita monastica in un cenobio del Monte
Olimpo in Misia erano venuti all’Athos nel 975, dove
altri georgiani li avevano raggiunti; tra questi il
generale Tornikios, che aveva reso grandi servigi
all’impero. La madre dei due giovani imperatori, Teofano,
che aveva abbandonato il suo esilio monastico per
ricoprire il ruolo di imperatrice madre, conoscendo il
valore di Tornikios, lo pregò di riprendere te armi in
aiuto ai legittimi imperatori Tornikios, lasciato
l’Athos, ottenne dal principe di Georgia David, vassallo
dei bizantini, un fortissimo contingente di cavalieri che
contribuì alla vittoria decisiva nel 979. Dopo di che
ritornò all’Athos e, con i mezzi propri e l’appoggio
fornito da Basilio II e dalla madre Teofano, promosse
l’iniziativa dei suoi compatrioti Giovanni ed Eutimio e
con loro costruì un nuovo monastero per i georgiani che
sempre più numerosi accorrevano all’Athos. Fu appunto il
monastero che i greci chiamarono Iviron (979 circa). Sant’Eutimio, il primo igumeno di Iviron, si rese
celebre per limmenso lavoro di traduzione e
adattamento di scritti ecclesiastici dal greco in
georgiano. Per mezzo suoi georgiani conobbero le opere di
San Basilio, di san Gregorio Nazianzeno, come pure I
Dialoghi del papa San Gregorio Magno. Verso 1040
venne a Iviron il monaco georgiano Giorgio l’Athonita, che
succedette a sant’Eutimio come igumeno e
come traduttore; per opera sua il patrimonio
letterario costituito dai libri liturgici bizantini
passò nella letteratura georgiana. Iviron rimase
un centro culturale georgiano fino all’inizio del XVI
secolo; da allora lo abitarono solo monaci greci.
Tuttavia nella biblioteca vi sono ancora preziosi
manoscritti georgiani. Ricordiamo un manoscritto greco
con molte miniature del XIII secolo che contiene il
romanzo dei santi Barlaam e Ioasaf (o Giosafat), una
trasposizione della vita di Buddha sulla persona di
Ioasaf, figlio di un re dellIndia, che convertito
al cristianesimo da santo eremita Barlaam, riuscì a
convertire il padre e, rinunciando al regnò, si diede
con Barlaam alla vita monastica. Anche Iviron ebbe a
soffrire da parte dei pirati conobbe periodi di decadenza
e successivi restanti. Tra i suoi benefattori vi fu il re
di Serbia Stefano VII Dusan (1331-1355), che allargando
le sue conquiste si rese padrone della Macedonia e
dell’Athos (1334). Quando nel 1346 si fece Incoronare
imperatore dei greci e dei romani”, erano
presenti alla cerimonia anche i rappresentanti dei
monasteri dell’Athos In seguito lo stesso Dusan visitò
l’Athos elargendo i suoi benefici. Notiamo che il katholikòn
dell’XI secolo fu ampliato e in parte rifatto nel 1523;
gli affreschi sono posteriori a quella data. Nel 1865 il
monastero fu devastato da un grande incendio, di qui il
carattere recente di molti suoi edifici. L’icona più
venerata a Iviron è chiamata Portaitissa (“custode
della porta”), conservata in un’apposita cappella. È del tipo
dell’Odighitria, ed è conosciuta
in Russia col nome di Ivérskaja. la Madonna di Iviron.
Secondo la leggenda essa sarebbe stata dipinta da san
Luca; profanata da un saraceno (porta i segni di una ferita
al viso), fu ritrovata dalla Terra Santa alla spiaggia di
Iviron scortata da due piccoli lumi. Un eremita
georigiano di nome Gabriele la raccolte e la
portò sopra l’ingresso della sua grotta; furono pure fissati i due
piccoli lumi. Saputa la cosa, l’igumeno
fece trasportare l’icona nella chiesa del monastero, ma il giorno dopo
fu ritrovata al posto di prima. L’igumeno
decise di non opporsi al volere della Madonna. Dopo
qualche tempo, nell’aprire l’ingresso del monastero il
podere si accorse che l’icona miracolosa si trova al di
sopra della porta. Corsero allora i monaci alla grotta
dell’eremita. Gabriele era morto e i due piccoli lumi
erano spariti.
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